Virabhadra è il nome che prende il dio Shiva quando assume una delle sue forme terrifiche. Vira letteralmente significa “eroe”, mentre bhadra significa “bendetto”, “propizio”, “degno di lode”. Asana significa “posizione”. Il modo più corretto per tradurre il termine sanscrito è quindi “posizione di Virabhadra” ma, facendo riferimento al significato del termine vira, l’asana viene comunemente chiamato come “posizione dell’eroe”. Virabhadra, secondo la mitologia, è un grande guerriero che emerge dalla terra proprio nel punto in cui il dio Shiva, irato, aveva scagliato un suo ricciolo di capelli, in seguito alla morte della sua consorte Sati.
Virabhadrasana III fa parte delle posizioni di equilibrio e, insieme, di flessione dell’anca.
La posizione di Virabhadra:
– Dalla posizione di tadasana, con i piedi uniti e le braccia lungo il corpo, posizionare il bacino in retroversione, attivando la muscolatura glutea e addominale, invitando il coccige a scendere dolcemente verso il basso, in direzione dei talloni, mentre il pube è invitato a risalire verso l’altro, verso il petto. In questo modo si contrasterà più facilmente il desiderio di inarcare la zona lombare una volta assunta la posizione.
– Arretrare leggermente la nuca per distendere il tratto cervicale, conservando il mento vicino alla gola.
– Spostare il peso del corpo sull’arto inferiore destro.
– Con un’inspirazione portare le mani unite al petto, le dita tra loro separate, i pollici in appoggio tra i due seni.
– Appoggiare lo sguardo su un punto fisso davanti a sé e conservare l’addome tonico: queste sono due azioni che consentiranno più facilmente il mantenimento dell’equilibrio. La pianta del piede destro è bene salda, ancorata a terra.
– Con una successiva inspirazione cominciare a flettere il busto in avanti mentre, nello stesso tempo, si solleva la gamba sinistra tesa indietro, con il piede in flessione plantare. Portare il busto e l’arto inferiore sinistro all’orizzontale, paralleli al pavimento.
– Lo sguardo, in modo graduale e seguendo lo spostamento del capo nello spazio, arriverà ad appoggiarsi davanti alle dita del piede in appoggio a terra.
– Il piede destro, in appoggio a terra, è bene stabile; i muscoli della coscia attivi per mantenere il ginocchio destro il più possibile disteso. Per lo stesso motivo, anche la coscia sinistra rimane attiva.
– Una volta sistemato il corpo all’orizzontale, mantenere la postura per diversi respiri, facendo attenzione al posizionamento del bacino, che deve rimanere parallelo al pavimento, senza che l’anca sinistra si sollevi verso l’alto. L’apertura dell’anca sinistra in questo caso consentirebbe più facilmente e comodamente di portare la gamba sinistra più in alto, ma si perderebbe il lavoro di distensione e allungamento dei flessori dell’anca.
– Per sciogliere, espirando, riportare con un solo movimento il tronco verticale e la gamba sinistra accanto alla destra.
– Espirando riportare le braccia lungo il corpo.
– È consigliato rimanere per qualche respiro in ascolto nella posizione di tadasana, osservando i cambiamenti che la postura ha prodotto a livello psico-fisico e le eventuali differenze tra una parte e l’altra del corpo.
– Successivamente eseguire tutto dall’altra parte, spostando il peso sull’arto inferiore sinistro per sollevare la gamba destra.
La posizione completa di virabhadrasana III prevede che le braccia siano allungate ai lati della testa ed esistono due varianti che riguardano, più nello specifico, la posizione delle mani. Queste varianti si possono anche assumere una volta che il busto e la gamba sono all’orizzontale, partendo dalla posizione di virabhadrasana con le mani unite al petto:
Se soffri di una qualunque di queste problematiche o, più in generale, se qualcosa non ti è chiaro nelle spiegazioni, non rischiare di farti male praticando, contatta un insegnante qualificato della scuola.
Lo Staff Rhamni è qui per te!