La maggior parte delle persone che arriva alla nostra scuola, segnala spesso dolori, blocchi funzionali o addirittura patologie del tratto cervicale. Queste problematiche possono coinvolgere anche la vista, possono creare tensione e rigidità nei muscoli alla base del collo e delle spalle causando emicranie, cefalee e, più raramente, affaticamento, accorciamento della respirazione. Altri ancora comunicano sensazioni di formicolio e piccole parestesie alle braccia, alle mani o alle dita delle mani, accompagnate a volte da vertigini e capogiri. Tutti questi sintomi sono di natura neurologica: potrebbe esserci una protrusione, oppure un’ernia. O magari si soffre di artrosi in questa parte così delicata del nostro corpo. Sembra strano che, per una parte così piccola del nostro corpo, possa manifestarsi un numero così alto di sintomi. Eppure, tutto è veramente correlato.
Il rachide cervicale, insieme a quello lombare, è il tratto della nostra colonna vertebrale più mobile, che consente di portare la testa in ogni direzione e, nello stesso tempo, più fragile a causa del peso della testa che si trova a sostenere. Per questo motivo spesso si trova esposto a traumi: basti pensare a un tamponamento in auto, con conseguente colpo di frusta oppure a cadute in cui si batte la testa. Le vertebre che lo compongono sono sette: dalla base del cranio (indicate con C1e C2) fino alla base del collo (da C3 a C7). Nel tratto cervicale passano il midollo spinale, le radici nervose e i vasi sanguigni, che portano il sangue alla testa. Si può capire bene che, se uno qualsiasi di questi elementi viene compromesso in seguito traumi o posture scorrette, ci potrà essere una ripercussione anche sul nostro equilibrio psico-fisico.
Il tratto cervicale è prezioso, poiché ha un ruolo meraviglioso e, insieme, di grande responsabilità: sostenere la testa, che è tanto pesante e che contiene il cervello, che è protetto e avvolto dal liquido cefalo rachidiano (LCR) che ne alleggerisce il peso. Altrimenti cammineremmo completamente protesi verso l’avanti e il basso. Occorre avere molta cura di questa parte così delicata e al tempo stesso fondamentale del nostro corpo.
La pratica dello yoga, attraverso l’esecuzione degli asana, mantiene e migliora la mobilizzazione del tratto cervicale, rafforzandolo: un collo forte ci consentirà di accedere a tutte quelle posizioni utili per la nostra salute psico-fisica. A volte non si evince nulla dalle indagini richieste dai medici e si continua ad avere dolore, difficoltà nel muovere la testa con facilità. E così, i gesti più semplici come guardare in alto verso il cielo o volgersi indietro per vedere qualcosa che ha attirato la nostra attenzione, fare un esercizio di yoga o di ginnastica, ci sono negati.
La colonna vertebrale, da un punto di vista psicosomatico, nasconde un grande segreto: il suo affaticamento può essere conseguenza di una situazione di stress psico-fisico che stiamo vivendo e, in particolare il tratto cervicale, è legato a un senso personale di smarrimento. Tutti abbiamo provato almeno una volta a sentirci persi, incapaci di trovare la giusta direzione, perdendo di vista la nostra posizione nel mondo. È allora che i nostri conflitti interiori cominciano a farsi sentire anche a livello esteriore, manifestandosi attraverso dolori fisici e rigidità, per richiamare la nostra attenzione. C’è qualcosa che non va, qualcosa va rimesso in ordine. Ho perso la bussola. Non posso più permettermi di guardare in tutte le direzioni possibili. Cosa mi sto negando? Emozioni quali ansia e paura tendono a somatizzare proprio nel collo: nella sua parte posteriore creando tensioni e rigidità intese come corazze muscolari, nella sua parte anteriore creando blocchi che possono impedirci di comunicare liberamente ciò che si sente, ciò che si prova. È come se non ci permettessimo di far salire le emozioni fino alla testa, verso l’alto, ma le bloccassimo, in questo caso, nella zona del collo, così da non farle diventare consapevoli.
Quando non si riesce ad accogliere, a elaborare e quindi a trasformare le emozioni profonde, la nostra energia vitale, il prana, cessa di muoversi in modo armonico e armonioso, creando di conseguenza blocchi funzionali, stasi. Si pensi a patologie legate alla voce, alla laringe, alla faringe, alla tiroide, alle paratiroidi: sono tutte strutture che hanno proprio sede anatomica nel collo.
Il collo, per la sua posizione, è come se rappresentasse il tramite tra Terra e Cielo, soprattutto nella logica dei sette chakra. Proprio alla base del collo si situa vishuddi, il chakra della gola. Appena sotto si trova anahata, ilchakra del cuore, mentre sopra di lui è collocato ajna, il chakra del terzo occhio. Secondo la fisiologia indiana è per questo motivo, per la presenza dei chakra, che una problematica a livello della colonna vertebrale può manifestare una rigidità anche a livello psichico ed emozionale, un mal funzionamento a livello energetico del nostro corpo sottile. Mente e corpo non sono due entità separate. Ecco quindi la necessità di imparare ad allineare i segmenti vertebrali e, di conseguenza, i chakra, per imparare a riconsiderarci nel nostro insieme, con una visuale a tutto tondo, cercando di non perdere di vista nulla. Poiché il nostro benessere, intenso come essere bene, dipende da tutto ciò che ci accade e ci è accaduto, noi siamo il risultato del nostro agire, i muscoli conservano, registrano e memorizzano il nostro vissuto. Per questo dovremmo porre molta attenzione al monito del maestro Krishnamacharya, grande insegnante di yoga e Guru indiano che diceva che “il dolore futuro è da evitare”.
Articolo scritto da Laura Dajelli, fondatrice e direttrice Rhamni.