Entrare nel flusso

Lo stato di flow

"Sei fatto di residui di stelle, appese come luci fatate bizzarre, discrete e insieme intense come solo l’impossibile sa essere. Sono le stelle che devi ringraziare per il tuo corpo fragile e straordinario. In fin dei conti non sei così delicato, sai? Sei pietra, onda e corteccia staccata dagli alberi, sei una coccinella e l’odore di un giardino dopo la pioggia. Quando dai il meglio di te ti porti dietro la parete nord di una montagna."

Ella Frances Sanders

Che cos'è il flusso, lo stato di flow?

E’ una sorta di stato di grazia, un being in the zone, dove l’individuo  si comporta senza notare differenza alcuna tra il fuori e il dentro, senza notare discrepanza tra ciò che sente dentro e ciò che sta accadendo fuori. Tutto sembra fluire vivendo il momento presente e sentendosi un tutt’uno con esso. Come se il focus mentale di quel momento magico facesse vivere una sorta di estasi. E pare proprio che accada qualcosa nel nostro corpo che chiamano ipofrontalità transitoria, dove alcune parti della nostra corteccia prefrontale si disattivano. Uno stato di piena concentrazione in cui siamo immersi in ciò che stiamo facendo. Larry Bird, cestista dei Boston Celtics, dopo avere giocato con Jordan in una partita memorabile, disse che gli sembrava di aver giocato con Dio travestito da Jordan. Jordan segnò 63 punti, era il 1986 e fu incredibile quello che riuscì a fare. Dicono di lui che fosse in uno stato di flow.

La teoria del flusso 

Mihaly Csikszentmihalyi, è uno  psicologo croato che, nel 1975, ha fondato proprio la teoria del flusso affermando che ciò che lo ostacola sono livelli alti di ansia, poco autocontrollo, preoccupazione per il giudizio degli altri, poca capacità attentiva e di concentrazione, così come  poca autostima.

Conseguenze positive e costruttive

Quali sono le conseguenze positive e costruttive dell'entrare nel flusso? 

  • Passare naturalmente dal caos alla coerenza
  • Affrontare i cambiamenti nel mondo interno a noi, cioè del microcosmo, e di quello esterno, cioè del macrocosmo
  • Prosperare rispetto ai cambiamenti e non soccombere
  • Interrompere il ciclo di competizione, conflitto e lotta
  • Approdare alla cooperazione e al mutualismo, che va al di là della globalizzazione
  • Sintonizzarsi con i cicli e i ritmi della natura
  • Vivere in armonia

La presenza mentale 

Per entrare in questo flusso, è necessario, anzi fondamentale, imparare ad entrare  in contatto con la nostra parte più intima, per raggiungere una profonda presenza. Fermatevi, sedetevi comodi, con la schiena eretta. Entrate in contatto con il corpo, nei suoi punti di appoggio  ascoltando:

  • la posizione della colonna vertebrale,
  • la struttura dei tessuti,
  • la posizione della testa allineata al tronco,
  • il respiro, in quei punti in cui lo si sente maggiormente libero.

Ora provate ad accettare tutto ciò che passa nel vostro panorama interno ed esterno, senza giudizio.

L'ascolto

Cosa accade quando entriamo in relazione con la parte intima di noi stessi, attraverso l'ascolto? Quando entriamo in una relazione  di ascolto gentile ed amorevole con il nostro corpo, con la struttura su cui poggiamo, si sente una connessione profonda tra noi e la terra. Siamo terra e, nello stesso tempo, frammenti di stelle. Si incontrano sensazioni fisiche: è importante imparare a sentire senza giudicare e a respirare senza modificarne il ritmo, rimanendo dentro le nostre mutevoli sensazioni del momento. Rimaniamo nel presente, per tornarvi ogni volta che lo perdiamo, perché sopraggiungono  dei pensieri a portarci via. Ed è a questo punto che possiamo accorgerci  che siamo vita, che siamo vivi e  possiamo finalmente trovare riposo nel nostro centro. Questa non è altro che meditazione.

Flusso e meditazione 

Flusso e meditazione, infatti, vanno di pari passo.Tanti allievi incontrati fino ad oggi mi dicono che non si sentono portati per questa pratica, perché la trovano difficile, ma in realtà è qualcosa di  più semplice. Basta avere il coraggio di  provare a fermarsi, per prendersi del tempo per ascoltare. Null’altro. Cuore, flusso e meditazione sono una triade vincente. E’ in quelle occasioni che comprendiamo che noi siamo sopraffatti dalla tristezza perché non sentiamo più la connessione, perchè ci allontaniamo dal nostro cuore. Ci sentiamo isolati. Continuiamo a pianificare la nostra vita in ogni dettaglio per poi scoprire che  la vita vera è quella che ci corre accanto. Quando impariamo a stare nel  flusso senza metterci sempre di traverso e a remarci contro, tutto è già  lì, al posto giusto.

Da dove si comincia? 

  • Iniziamo a perdonarci di non  essere stati presenti, tutte quelle volte in cui  non abbiamo ascoltato la nostra anima e  il nostro cuore.
  • Chiediamoci perché non li abbiamo ascoltati: probabilmente, davanti al bivio di fronte al quale ci siamo trovati, abbiamo dato più credibilità alla nostra  mente analitica.
  • Reintegriamo le parti di noi che sentiamo ferite, esiliate, anche se è vero che è proprio dalle scelte sbagliate che impariamo molto, ma il fatto è che non ce lo perdoniamo, rischiando di rimanere ancorati, bloccati per il resto dei nostri giorni al passato. Galeotti con la palla al piede. Non siamo stati tranquilli ad ascoltare cosa la vita cosa aveva da dirci e non abbiamo potuto così godere e vivere della piena espressione del potenziale che abbiamo in noi.
  • Sediamo in pace. Il nostro potenziale è una pompa di benzina, che offre carburante gratuitamente. E’ inesaurubile.
  • Non ci resta che provare ad avere fiducia nelle nostre capacità, senza paura di affrontare il silenzio: saremo tutti come Jordan, nella sua memorabile partita dei playoff contro i Boston Celtics.

 

 

Articolo scritto da L. Dajelli, fondatrice e insegnante della Rhamni Scuola di Yoga 

 

 

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