“In presenza di una persona fermamente stabilita nella non violenza, tutte le ostilità cessano.”
Patanjali - Yogasutra 2.35
Props, dall’inglese, significa letteralmente “sostegno”, “appoggio”: nell’ambito yogico, con questo termine, si indicano l’attrezzatura didattica, i supporti e gli strumenti che ci possono aiutare durante la pratica. I props ci consentono di eseguire un asana per noi ancora troppo difficile (ad esempio utilizzando una cintura come “prolungamento” delle nostre braccia, o usando il muro come sostegno per una postura di equilibrio) e ci permettono anche di comprendere meglio, più profondamente e correttamente, come una posizione possa essere eseguita, perseguendo gli allineamenti richiesti.
I principali props utilizzati nella pratica dello yoga sono i seguenti:
Uno degli obiettivi principali dell’utilizzo dei props, è quello di praticare yoga nel profondo e pieno rispetto di noi stessi, accettando il nostro limite. Ecco perché nelle classi di yoga, è fortemente consigliato l’uso dei sostegni: permettono a persone di qualsiasi età e, eventualmente con qualche patologia a livello muscolo-scheletrico, di non rinunciare a mettersi in gioco, nonostante tutto. Dunque, ci offrono la possibilità di praticare ahimsa.
Ahimsa è un termine sanscrito che significa non nuocere a se stessi, agli altri e a tutto l’ambiente circostante. Quando si parla di ahimsa vengono alla mente le parole di Gandhi, che scriveva: “letteralmente ahimsa significa non uccidere, ma per me ha un significato molto più ampio. Significa che non puoi offendere nessuno, che devi avere compassione dell’altro, anche se si tratta di un tuo nemico. Per chi segue questa dottrina, non c’è nemico. Chi crede nell’efficacia di questa dottrina trova nell’ultimo stadio, quando è prossimo a raggiungere la meta, l’intero mondo ai suoi piedi. Se esprimiamo il nostro amore –ahimsa– in maniera che si imprima per sempre sul nostro nemico, il nemico ci dovrà restituire quell’amore.” E a volte, siamo proprio noi i nemici di noi stessi, con la nostra durezza e severità, rivolte verso i nostri punti deboli o verso parti del nostro corpo che non rispondono come noi vorremmo alle sollecitazioni che diamo loro. Siamo noi, con il nostro forte senso di competizione, a spingerci oltre il limite, a volte fino a farci male: lo vediamo quando ci provochiamo stiramenti, per esempio, o andando oltre le possibilità di resistenza alla fatica e allo sforzo.
Quindi i props, permettono al praticante:
Iyengar fu il primo maestro a proporre nel suo metodo l’utilizzo dei props e amava ripetere che “se non li usi ne avrai sempre bisogno, se li usi non ne avrai più bisogno”. Grazie ad una pratica costante e, insieme, all’utilizzo degli strumenti di sostegno, man mano che le nostre resistenze cesseranno di irrigidirci fisicamente e psicologicamente, i props diventeranno via via meno utili e si inizierà a poter vivere appieno una postura, senza più nessun mezzo che si interpone tra noi e il nostro sentire.
Articolo scritto da L.Dajelli, fondatrice della Rhamni Scuola di Yoga e insegnante di Yoga