Yoga vinyāsa flow

Quando lo yoga diventa armonia tra respiro e movimento

“Il corpo è la sfida lanciata allo spirito di prendere corpo, di realizzarsi, direi persino che il corpo è la realizzazione dello spirito. Così senza i vostri gesti, senza la maniera che avete di muovervi, ignorerei tutto il segreto luminoso della vostra anima.” Ortega y Gasset

Yoga: metodo o approccio?

Le forme di trasmissione di una tradizione cambiano nel corso del tempo e nei diversi contesti: se una tradizione resta sempre e soltanto attaccata alle strutture originarie, rischia di diventare un’istituzione rigida e totalizzante, priva di quel tessuto osmotico che permette alla pratica di evolversi, destinandola così a conservare solo se stessa. Forse è per questo motivo che il maestro Patrick Tomatis, mio insegnante di yoga, riferendosi all’insegnamento ricevuto dal suo maestro Nil Hahoutoff, non ha mai voluto parlare di metodo, ma piuttosto di approccio.

Forma e contenuto

Esiste però il rischio che la forma, da mezzo quale è, si trasformi prendendo il sopravvento sul contenuto. La pratica fisica si trasforma allora in fitness, in ginnastica, poiché svincolata da un contesto di trasmissione dove la mediazione corporea è uno strumento per la conoscenza di sé. Si tratta un rischio molto evidente: la pratica corporea fine a se stessa è quella che salta agli occhi quotidianamente nei giornali e sui social network, rispondendo a un’esigenza di forma e benessere immediatamente fruibili. Gli studiosi L. Mori e F. Squarcini affermano che attorno allo yoga “orbitano ormai titaniche multinazionali del fitness, spregiudicati squali del franchising”.

Il vinyāsa flow

Alla grande diffusione dello yoga nelle sue molteplici forme si sono fortunatamente affiancati studi rigorosi, traduzioni e interpretazioni di testi, per mantenere vivo il legame tra pratica corporea e filologia. In particolare, è all’interno del contesto di asana in sequenza che le ricerche storiche(*) incentrate sull’insegnamento del Prof. Krisnamacharya - all’epoca del suo cosiddetto Mysore Style - e dei suoi allievi Pattabhi Jois e B.K.S. Iyengar, mettono in evidenza come, proprio da questi maestri, si siano sviluppati insegnamenti in cui il corpo assume centralità e, nel caso di Pattabhi Jois, come la dinamicità prevalga sulle posizioni statiche, volutamente messe in sequenza e codificate nel sistema dell’Ashtanga Vinyāsa. Uno dei significati di vinyāsaè quello di “yoga dinamico”, cioè che consiste nello svolgersi di sequenze di asana più o meno impegnative, che si sviluppano seguendo un’armonia e una logica intrinseca ben definita, fondendo respiro e movimento: le sei serie di Ashtanga di Sri Pattabhi Jois costituiscono l’esempio più famoso. Desikachar, figlio di Krishnamacharya, nel testo “Il cuore dello yoga” afferma che: “per quanto bene possiamo eseguire un asana, per quanto flessibile sia il nostro corpo, se non raggiungiamo l’integrazione di corpo, respiro e mente non possiamo dire di praticare lo yoga. [...] Che cos’è lo yoga? È qualcosa che sperimentiamo dentro di noi, nel nostro profondo. Lo yoga non è la sua espressione esterna. Lo yoga è applicare la massima attenzione a tutto ciò che facciamo e a ogni nostro movimento. Lo yoga è diverso dalla danza o da una rappresentazione teatrale. Nello yoga non stiamo dando spettacolo per gli altri [...], ciò che facciamo lo facciamo per noi”.

Alcuni aspetti fondamentali

  • Una respirazione ritmata e consapevole, in grado di sostenere il movimento;
  • coordinazione e resistenza muscolare;
  • Uno stato di presenza attiva nelle transizioni e nei gesti da compiere


Un corpo sciolto e forte, una mente concentrata e stabile

Un aspetto rilevante delle sequenze – che preparano il corpo a sviluppare scioltezza, forza ed equilibrio – è che invitano il praticante a passare gradualmente da uno stato di attenta esecuzione, ad uno più sottile di concentrazione e interiorizzazione. L’ascolto del proprio respiro e la sua modulazione consapevole favoriscono il distacco dall’agitazione e dalla disarmonia che, spesso, contraddistinguono la quotidianità. Ecco allora che la mente, seguendo il percorso indicato della sequenza, si disperderà più difficilmente, rimanendo piuttosto concentrata e vigile (condizione rara e difficile da mantenere nella vita ordinaria, dove l’attenzione è spesso discontinua e superficiale). La fluidità dei movimenti non lascia spazio agli abituali meccanismi di intromissione della nostra personalità, né permette agli automatismi di manifestarsi, lasciando nascere una dimensione interiore saldamente ancorata al respiro, luogo sicuro dove poter tornare ogni volta che le abituazioni tentano di emergere. La pratica corporea, sia negli asana statici, in quelli in movimento, è strettamente correlata alla personale attitudine interiore.

Fluidità tra respiro e movimento

Attraverso il vinysa il praticante può acquisire una sempre più profonda consapevolezza di sé e una maggiore armonia nel movimento. Creare un accordo fra gestualità e respiro permette di comprendere a pieno il modo in cui quest’ultimo agisce nel nostro corpo. L’idea di fondere respirazione e movimento appare talmente naturale che spesso viene data per scontata, ma non sempre si ha piena consapevolezza di questo meccanismo: una modificazione del respiro, ad esempio, è la prima risposta a un’emozione forte che viviamo e, il più delle volte, non ci accorgiamo di questo cambiamento. Così accade nella pratica: quando si fa più intensa o un asana risulta meno comodo, tendiamo a interrompere il flusso naturale del respiro, oppure lo velocizziamo, con la speranza di uscire al più presto da quella posizione così difficoltosa.

Affrontare serenamente il proprio limite

Quando, per un qualsiasi motivo, il respiro non riesce a fluire in modo naturale, il corpo comunica che sta incontrando un limite. Una delle caratteristiche sorprendenti dello yoga è proprio quella di farci toccare con mano eventuali blocchi fisici e mentali e, di conseguenza, tutte le emozioni ad essi correlate. Bernie CLarck, autore di diversi testi relativi allo yoga, afferma che “nello yoga il limite è lo spartiacque tra la sfida e il cambiamento. [...] C’è il limite fisico, oltre il quale è rintanato l’infortunio. C’è il limite emotivo, oltre il quale risuonano lacrime e risate. C’è anche il limite psicologico, oltre il quale atteggiamenti psicotici possono emergere. Infine, c’è il limite spirituale, oltre il quale ci aspetta la libertà. I limiti ci dicono quando qualcosa sta per succedere: a volte in bene, a volte in male.” Bernie Clarck.

(*) M. Singleton “Yoga body. The origins of modern posture practice”, Ed. Oxford University Press, 2010

Articolo scritto da A. D’Onofrio, insegnante di Yoga Vinyasa Flow presso la Scuola di Yoga Rhamni

Condividi questo articolo!

A.S.D RHAMNI SCUOLA DI YOGA

Questo sito utilizza Stripe come metodo di pagamento per transizioni in tutta sicurezza.

Contatti

Via Alfredo Cappellini, 18
21013 Gallarate (Varese)
+39 347 810 0542
P.IVA: IT03517310128
C.F.: 91047970123