Agire o non agire

Agire o non agire

Ognuno di noi è stato, almeno una volta, Arjuna, nella sua vita.

एषा तेऽभिहिता सांख्ये बुद्धिर्योगे त्विमां श‍ृणु ।
बुद्ध्या युक्तो यया पार्थ कर्मबन्धं प्रहास्यसि ॥ ३९  

eṣā te ’bhihitā sāṅkhye
buddhir yoge tv imāṁ śṛṇu
buddhyā yukto yayā pārtha
karma-bandhaṁ prahāsyasi

"Finora ti ho esposto la conoscenza con il metodo analitico del Sankhya. Ora lascia che te la presenti in termini di azione disinteressata. Quando agirai in questo spirito o figlio di Prtha, ti libererai dalle catene dell’azione." (tradotto dalla Bg. 2.39 )

Cos'è  la Baghavad Gita?

Se andate in India, non potete fare a meno di trovare la Bhagavad Gita sul comodino di ogni albergo, anche del più umile, vicino al vostro letto .La Baghavad Gita è una sorta di perla preziosa, un canto sapienziale, noto anche come Il canto del Beato, e lo troviamo all’interno del meraviglioso poema epico indù intitolato Mahabharata.  Potremmo avvicinarlo al Vangelo come intensità di contenuti ed indicazioni, per chi  indù non è, ma è invece devoto al Cristo. La sua stesura è attribuita al saggio Vyasa. Narra delle gesta dell’abile guerriero Arjuna, figlio di Prtha, che  è il terzo dei 5 fratelli Pandava, cioè i figli del re  Pandhu e, in ordine di nascita, sono: Yudhisthira, Bhima, Arjuna e i gemelli Nakula e Sahadeva.

Arjuna: chi è?

Arjuna è  anche  principe, oltre che guerriero, è uno kshatrya.  Molto coraggioso, ha combattuto altre volte prima di trovarsi nella difficile e sanguinosa situazione  che invece dovrà  affrontare in questa nuova occasione bellica:  dovrà battersi contro i suoi cugini, che sono i figli dello zio che l’ha cresciuto amorevolmente. E’ accaduto qualcosa di profondamente ingiusto: la sua successione legittima al trono è stata usurpata proprio da loro, da quei cugini con i quali Arjuna è cresciuto e ai quali è molto legato, nonostante il loro colpevole comportamento.

Chi vince tra il bene e il male?

La guerra  descritta dalla Bhagavad Gita è tra due immensi eserciti: quello dei Kaurava e quello dei  Pandava: i primi controllano 11 divisioni e i secondi solo 7. Ogni divisione è composta a sua volta da 21.800 carri, 21.800 elefanti, 65610 cavalli e 109350 soldati a piedi. Lo scontro tra le due famiglie avverrà sul campo di Kurukshetra, con regole molto precise: si useranno archi, frecce, mazze, lance, spade e si scontreranno le formazioni dell’Airone, del Coccodrillo, della Tartaruga, del Tridente, della Ruota e del Fiore di loto. Precisamente: Krauncha, Makara, Kurma, Trishula, Chakra, Padma che sono tutte asana dell’Hatha Yoga. Dhrishtadhyumna sarà comandante supremo dell’esercito dei Pandava; Bhishma dei Kaurava.

Prima dello scontro

E’ pieno di suspence l’inizio della Bhagavad Gita poiché i due eserciti, uno di fonte all’altro, compiono gli allineamenti di tutte le divisioni e si attende soltanto il segnale per dare inizio alla battaglia che durerà tantissimi giorni: 18 più l’atto finale. Un silenzio carico di tensione avvolge Kurukshetra,  si sentono solo il vento e i gli uccelli, un po’ come in un western, come in Mezzogiorno di fuoco. All’improvviso, spiazzando tutti,  Yudhisthira, il principe, scende dal suo carro, si toglie le armi e così fanno anche i fratelli. Tutti insieme attraversano il campo di battaglia e si recano dai loro nemici, i maestri d’armi, chiedendo il permesso di combattere contro di loro. Ottenuta la risposta affermativa, i Pandava tornano ai loro carri. Ecco che entrano in gioco lo sconforto e l’angoscia del principe Arjuna: vuole rinunciare, non può farcela a sostenere questo conflitto esteriore che ha una corrispondenza direttamente proporzionale alle sue dinamiche conflittuali interiori.

Il bene e il male

Questo scontro potrebbe essere inteso come una lotta tra dharma e adharma. Kaurava vs Pandava è la metafora del conflitto eterno tra il bene e il male, tra l’azione e la non azione. Il vero Kurukshetra è il corpo-mente di ogni uomo. Per fortuna il suo auriga è Kṛṣṇa, avatar del dio Vishnu, perché dice la Gita: "dove c’è Kṛṣṇa, là, certa è fortuna, vittoria, prosperità, buona condotta". Ed è proprio qui che inizia il dialogo tra  Kṛṣṇa e Arjuna, il quale viene esortato a fare il suo dovere. Il guerriero risponde così all'invito da parte di Kṛṣṇa:

 "O Kṛṣṇa, quando vedo i miei desiderosi di combattere, pronti a farlo, mi vengon meno le membra, la mia bocca si dissecca, un brivido si impadronisce del mio corpo, il mio arco mi cade dalle mani, la mia pelle è tutta ardente, non posso star dritto e la mia mente sembra presa da vertigine. Non scorgo che presagi avversi, o Krishna, e non vedo quale bene ne potrebbe risultare, quando avrò colpito i miei nella battaglia. Non aspiro alla vittoria, nè alla regalità , nè ai piaceri; che ne facciamo, o Govinda, della regalità, dei godimenti, della vita stessa? Coloro per i quali aspiravamo alla regalità, alle ricchezze e ai godimenti, eccoli schierati ai posti di combattimento: maestri, padri, figli e similmente avi, zii materni, fratelli delle spose, nipoti, sposi delle sorelle e parenti acquisiti. Come potremmo essere felici, o Madhava, dopo aver ucciso la nostra parentela ? … distrutto l'ordine, il disordine sicuramente dominerà. Quando il disordine predomina, o Kṛṣṇa , le donne della famiglia si corrompono; quando le donne sono corrotte si produce la mescolanza delle caste… Ahimé! Sventura! Eravamo decisi a commettere un gran crimine, poiché, desiderando la regalità e il piacere, ci apprestavamo a uccidere i nostri. Se, rifiutando di affrontarli e di usare le mie armi, fossi ucciso in combattimento, sarebbe ciò per me una sorte migliore.

Kṛṣṇa risponde:

”Come un uomo che abbia abbandonato le sue vesti usate e ne prenda delle altre nuove, così è l’anima incarnata che abbandona il proprio corpo usato e si trasporta in altri nuovi. La fine della vita è la morte e la fine della morte è la vita. Dunque non dovresti provar pietà per un fatto ineluttabile ! “E’ la paura che lo ha fatto ritirare dalla battaglia” - così penseranno di te i guerrieri dai grandi carri. Ti avevano in alta stima e ti considereranno con disprezzo. Ti ingiurieranno e denigreranno le tue capacità. Che cosa c’è di più penoso ? Considera uguali piacere e dolore, profitto e perdita, vittoria e sconfitta, preparati al combattimento e non patirai alcun male. Ascolta ora la saggezza pratica, se ne farai uso ti sbarazzerai di ciò che ti lega all’atto”

Inizia lo scontro

Arjuna sembra confuso dai discorsi di Kṛṣṇa, intanto si sentono i suoni inconfondibili di corni e conchiglie: è il segnale d’inizio della battaglia. In pochi secondi il sangue scorre su Kurukshetra. Arjuna impugna Gandiva, l’ arco dalle 108 corde, realizzato da Brahma, che possiede alcune particolarità:  rende fiducioso in se stesso chi lo utilizza, non si danneggia mai e  i nemici che vengono raggiunti non comprendono nemmeno da dove arrivino le frecce.

Combattere o ritirarsi da Kurukshetra?

Kṛṣṇa dice ad Arjuna che "la rinunzia e la disciplina dell’azione procurano entrambe il bene supremo, ma, tra le due, la disciplina dell’azione è più importante della rinunzia agli atti”. Perchè la disciplina dell'azione è importante? Perchè sono azioni non più legate ai frutti dell'azione stessa. Ci sono delle garanzie a questo tipo di azione che devono essere messe in atto a prescindere, perché "colui che, deponendo le proprie azioni nel Brahman, abbandonando ogni attaccamento, quando agisce non è toccato dal male più di quanto non lo sia la foglia di loto dall’acqua. Respingendo ogni contatto esterno, fissando il proprio sguardo tra le due sopracciglia, rendendo uguali l’inspiro e l’espiro, padrone delle proprie facoltà sensibili, e di quelle mentali e intellettuali, il saggio è distaccato dal desiderio e il suo fine ultimo diventa la liberazione. Egli è libero per sempre." Ecco spiegato e presentato il progetto in una sola parola: yoga; al dubbio di Arjuna si può rispondere con una sola parola: yoga.

Quale yoga?

Certo non ci si può riferire ad uno yoga di sole posture, quindi solo fisico, ma più facilmente ad uno yoga completo, come quello delle 8 membra presentato da Patanjali e la cui presentazione vede il concatenarsi di:

  • Yama

  • Nyama

  • Asana

  • Pranayama

  • Prathyara

  • Dharana

  • Dhyana

  • Samadhi

Articoli correlati:

La parabola del carro

La pienezza del vuoto

Articolo scritto da Laura Dajelli

Condividi questo articolo!

A.S.D RHAMNI SCUOLA DI YOGA

Questo sito utilizza Stripe come metodo di pagamento per transizioni in tutta sicurezza.

Contatti

Via Alfredo Cappellini, 18
21013 Gallarate (Varese)
+39 347 810 0542
P.IVA: IT03517310128
C.F.: 91047970123