Le sequenze yoga: dialogo tra mente e corpo

LE SEQUENZE YOGA, UN DIALOGO IMMEDIATO TRA MENTE E CORPO

"La vita è come andare in bicicletta. Per mantenere l’equilibrio devi muoverti."
Albert Einstein

 

Sempre di corsa…

Lo stile di vita della società occidentale è caratterizzato dalla velocità, dalla frenesia, dal continuo movimento a ritmi sempre più incalzanti con la conseguenza che corpo e mente viaggiano su due strade parallele e opposte tra loro: mentre guidiamo, pensiamo alla prossima riunione di lavoro, mentre pranziamo stiamo calcolando quanto ci costerà il guasto della lavatrice e persino mentre parliamo con un amico, i nostri pensieri sono rivolti agli impegni di domani. Ciononostante, fermarci ci fa paura, perché è il movimento continuo che è diventato la nostra confort zone, l’abitudine che ci rassicura. Ma questo è un movimento non sano proprio per quel distacco tra corpo e mente. Persino l’iscriversi in palestra o fare dell’attività sportiva diventa un’ulteriore impegno della giornata perché sentiamo il bisogno di “staccare la mente” per poi, anche lì, ritrovarci nel paradosso di correre sul tapis roulant pensando di nuovo a quella riunione di lavoro, alle cose che avremmo potuto dire e così via in un vortice continuo.

Il movimento del corpo non dovrebbe “staccare” la mente bensì portarla ad acquietarsi.

Per noi occidentali però può essere, appunto, molto difficile, fermarsi e basta, entrare in una shala di yoga e sedersi a respirare. Ho sentito spesso dire dalle persone che “stare lì ad ascoltarsi respirare” metteva ansia, l’esatto contrario di quello stato di calma a cui si vorrebbe approcciare! Ciò accade proprio perché siamo abituati a viaggiare sempre alla massima velocità, fermarsi all’improvviso è un cambiamento che non possiamo mentalmente gestire.

 

Le sequenze ci aiutano a rallentare

Tra gli approcci allo yoga, penso che quello delle sequenze possa essere molto utile per imparare gradualmente a rallentare. Si tratta di una serie di posture che si susseguono tra loro in modo fluido, scorrevole ma soprattutto ritmato dal respiro. Le sequenze costituiscono una pratica certamente più dinamica, quindi più comprensibile al nostro stile di vita, ma con effetti opposti sulla nostra mente perché la loro peculiare caratteristica di essere ritmate dal respiro conduce ad una maggiore armonia tra ciò che facciamo e ciò che pensiamo, tra corpo e mente e, in ultimo tra ciò che dobbiamo essere e ciò che realmente siamo. Mantenere il corpo in movimento attraverso le sequenze di posture ci lascia inizialmente in quella nostra confort zone ma poi, guidati dal respiro, lasciamo che ci accompagni senza traumi nella situazione per noi più nuova in cui scopriamo di poter vivere uno stato d’animo più consapevole e quieto.

 

“Fermarsi” nel movimento

Accordare ogni inspirazione ed espirazione ad un movimento preciso del corpo, che è stato introdotto dal precedente e prepara al successivo, sposta concretamente l’attenzione da una dimensione esteriore ad una dimensione interiore, ed ecco il dialogo meraviglioso che si instaura e che, giorno dopo giorno, possiamo mantenere anche al di fuori del tappetino. In una sequenza yoga la mente è infatti occupata a seguire l’ordine dei movimenti e non può distrarsi, si arriva quindi ad allenare la concentrazione, la calma, cose che non abbiamo nella vita di tutti i giorni, se non per brevi periodi di tempo. In inglese la parola che si usa per sequenza è “flow”, flusso, che in fisica viene definito “quantità di sostanza, di fluido, di particelle o di energia che passa, nell'unità di tempo, attraverso una data superficie”, cosa che ho trovato molto interessante perché in quella  superficie vi leggo il corpo, attraverso cui fluisce il prana, l’energia, in un’unità di tempo che è il qui ed ora della postura, o meglio delle posture unite tra loro dal respiro, come le perle sul filo di una collana.

 

Sequenze preparatorie, sequenze integrate

A seconda delle tradizioni le sequenze dinamiche possono essere propedeutiche a quelle statiche, come nell’approccio della scuola francese o possono essere parte integrante della pratica, come avviene nel vinyasa yoga più tradizionale, ma hanno tutte delle caratteristiche che le accomuna e ci guidano in quel passaggio dall’involucro più esterno a quello più interno, così come indicato dalla teoria dei kosha, involucro appunto, decritta nella Taittiriya Upanisad (700-300 a.C). Il respiro, dunque, dà il ritmo ad ogni movimento, lo sostiene e lo contiene. L’attenzione è subito convogliata sul corpo che si coordina con il respiro, appunto. I passaggi da una postura alla successiva sono vissuti con consapevolezza, con un’attenzione risvegliata a quello che si sta facendo. Le sequenze si ripetono più di una volta in modo consecutivo, coordinazione ed equilibrio migliorano, il corpo si scalda attraverso il sangue che scorre con più forza e, carico di ossigeno porta vigore in ogni organo, crea spazio, libera le tensioni anche in quei punti che non sapevamo di avere.

I tre principi delle sequenze yoga

Il susseguirsi delle posture risponde al principio del parinamavada, ovvero del cambiamento costante, che è anche parte della natura della vita, costantemente in movimento, e al quale si deve aggiungere il rispetto di un altro principio importante che renderà la sequenza più efficacie ovvero il vinyasa krama, cioè da vinyasa “disporre in modo speciale” e krama “procedere per gradi e in modo regolare”. Parinamavada e vinyasa krama conducono ad un terzo principio, il pratikriyasana, ovvero l’integrare l’azione precedente così da passare all’asana successiva liberi da ogni tensioni. Questo principio viene spesso tradotto in modo improprio con “controposizione” secondo cui, ad una postura capovolta come sarvangasana, bisognerebbe, ad esempio, passare subito dopo ad un asana in piedi, come tadasana senza passaggi intermedi, con il risultato di creare vertigini o instabilità. E’ invece molto più efficacie seguire una sequenza in cui gli asana siano simili e non contrapposti tra loro in modo tale che nella postura successiva si mantenga l’eco benefico della precedente e si rilassino le eventuali tensioni accumulate per non crearne ulteriori.

 

Allenare l’ascolto di sé

Cambiamento, gradualità nei passaggi tra gli asana e riequilibrio tra gli effetti che producono sul nostro corpo sono tutti elementi che richiedono una grande capacità di ascolto delle sensazioni che abbiamo nel momento presente. Imparando ad ascoltare i messaggi del nostro corpo, imparando ad adattare le posture a noi, al nostro vissuto in quel momento della giornata e della nostra vita impariamo anche a scegliere ciò che è meglio per noi dopo.  Il passaggio dinamico da un asana ad un altro scalda il corpo, il rimanere nell’asana sviluppa il tono muscolare, certo, ma anche la nostra capacità di stare lì in ascolto di ciò che accade, sviluppando qualità come la pazienza, la determinazione, l’accettazione della realtà presente che ci consentirà di procedere nel modo più adatto a noi anche nella vita quotidiana riscoprendo una forza interiore che non sapevamo di avere.  Questo può significare anche saper fare un passo indietro e non vivere un ostacolo come tale, ma come l’opportunità di cambiare strategia. Il modo in cui possiamo affrontare la difficoltà di un asana, può aiutarci ad affrontare anche le difficoltà della vita ponendoci in un atteggiamento di accoglimento che possa smussare gli effetti più negativi e permetterci di andare oltre.

Pratica con noi questa lezione di yoga: Per una maggiore flessibilità

 

Articolo scritto da Margherita Paletta , insegnante della scuola di yoga Rhamni

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