Yoga: strumento prezioso al tempo della pandemia

“Siamo fatti per farcela. E’ il concetto di farcela che va riscritto in noi, non più la conquista, la sfida, la crescita all’infinito, ma il sintonizzarsi, l’ascolto umile e attento degli insegnamenti che bussano nei fili d’erba e negli astri, nelle zanzare e negli elefanti, nelle creature che stanno scomparendo e in tutto quello che resta, nella responsabilità di stare svegli e sensibili in questo immenso non sapere.”  Chandra Livia Candiani

Pandemia = paura

Questa pandemia ci sta insegnando tanto, così come solo nei tempi difficili può accadere. Si sondano profondità oceaniche assistendo, a volte inermi, alle nostre reazioni più disparate e impensabili, nel bene e nel male. In momenti come questi - e dobbiamo tornare indietro di almeno 100 anni per ritrovare qualcosa di simile - in cui prevalgono emozioni quali la paura, ormai sfondo comune di questa epoca, la rabbia, emozione velocissima che parte senza nemmeno darci il tempo di capire cosa stia accadendo, il senso di frustrazione davanti a un piccolissimo virus, il senso di solitudine, senza più un abbraccio, privati del movimento libero e di diritto, ci ritroviamo ad implodere, in uno stato di grande  sofferenza fisica e psicologica. Ora, tutti, abbiamo nostalgia del prima. Ma se il prima non ci piaceva  ed eravamo sempre in modalità lamento, come mai  ora vogliamo tornare a prima? Il problema non è da sottovalutare. Deve diventare motivo di riflessione, ma il risultato è sempre uguale a se stesso: abbiamo bisogno di maggior consapevolezza, “siamo fatti per farcela nella responsabilità di stare svegli e sensibili”, dice la poetessa; siamo esseri speciali, cantava Battiato nel brano “la cura”. 

Perché? Perché? Perché? 

  • Perché soffriamo così tanto?
  • Perché sembra che non impariamo mai abbastanza dall’esperienza?
  • Perché abbiamo tutti degli eterni ritorni , dei corsi e ricorsi?
  • Perchè dimentichiamo?
  • Perché ci fissiamo facendo sì che alcuni pensieri diventino ossessioni?
  • Perché perdiamo così facilmente il nostro centro di “gravità permanente”  (per citare ancora Battiato)?
  • Perché?

Emozioni

Ancora non abbiamo compreso che proprio quelle emozioni citate sopra, quelle che tanto ci sballottano come navi in tempesta, sono la nostra vita. Siamo le nostre emozioni, le quali hanno  un’intelligenza intrinseca e sono legate a una nostra chimica interna. Emozioni e cascata ormonale. E’ questione di neurotrasmettitori e le neuroscienze ormai ce lo ricordano ogni istante. Il  problema sta nella relazione che noi abbiamo con queste nostre emozioni. Le sappiamo riconoscere e dar loro un nome? Gli americani dicono che naming is taping, cioè  dare un nome è un po’ come addomesticare ciò che si è appena nominato. Ed è vero , è così. Se ci chiedono come stiamo, rispondiamo bene, male, così così,  non tanto per reticenza,  ma perché non sappiamo andare molto al di là del definire il nostro stato con  star bene, male e  così così. Costa fatica essere precisi. Ci vuole ardore, coraggio, metodo. Allenamento.

La farmacia interna

Quando arriviamo a comprendere che siamo e abbiamo  una farmacia interna, aperta 24 ore su 24, sempre pronta a dosare i secreti ormonali nel nostro circolo sanguigno, per tenere testa a ciò che pensiamo e proviamo, allora siamo a buon punto nella nostra ricerca. Per citare la medicina tradizionale cinese, si può pensare che  il sangue, detto Xue, costituisce addirittura un luogo fisico, in cui alberga lo Shen, il quale è assimilabile al concetto di psyché dei greci, cioè l’anima originariamente identificata con il soffio vitale. Xue percorre ogni più piccolo interstizio del nostro meraviglioso corpo, circolo sanguigno e meridiani compresi.

Fermiamoci e gettiamo l'ancora

Quanta saggezza e, al contempo, che indicazioni preziose per poter ancora di più affermare che siamo le nostre emozioni. Non c’è millimetro del nostro corpo che, quando siamo arrabbiati con qualcuno o per qualcosa, non provi rabbia, ma se siamo ancora più precisi, possiamo anche sentire più precisamente dove la  sentiamo in particolare nel nostro corpo e allora, per esempio, appoggiarci la mano e rimanere in ascolto può calmarci e farci capre di più del perché siamo così arrabbiati e riequilibrare il sistema. Quando i marinai sono in mezzo alla tempesta gettano l’ancora, poi vedono il da farsi. Dovremmo fare la stessa azione.

Siamo fatti per stare nella pace

Siamo fatti per essere e stare  in pace. Quando la nostra chimica interna è in equilibrio,  ce la facciamo anche a stare tranquilli.  Si  diviene capaci di operare scelte più giuste, in sintonia con il nostro “sentire”.Quando siamo felici, va a finire che lo siamo solo per poco, poiché le emozioni cambiano di continuo, basta ci diano una notizia che ci turba: non siamo già più felici. Siamo un’orchestra in cui il direttore cambia spesso sinfonia. La soluzione sta paradossalmente in una rottura: spezzare  la continuità delle azioni del nostro quotidiano per aprirci all’esperienza dell’altro. Ma l’altro siamo ancora noi. Almeno finchè siamo ancora sconosciuti a noi stessi.

Yoga e pandemia

Stendere il tappetino per  sospendere  la propria vita vissuta troppo in alto, incessantemente e con pensieri ricorrenti, magari legati ad ansia e paura, per tornare a prenderci cura del nostro corpo. Tornare a questo prezioso strumento, il corpo, con attenzione ed  empatia, per riconoscerne  l’integrità: l’unità del corpo-mente. Riconoscere la dignità del  corpo-mente, proponendo esercizi e movimenti inusuali che metteranno in moto il nostro cervello e la sua plasticità, con nuove proposte creative, destabilizzanti e destrutturanti, per poi tornare a  maggiore centratura. Dobbiamo essere pronti a farci "toccare” dalle nuove esperienze, come quelle proposte dallo yoga, che altro non fa che riportarci intimi con quel me che è ancora altro da me, che non conosco ancora così bene. Lo yoga capovolge e ribalta il nostro essere benpensanti, finchè non diventiamo il nostro stesso respiro, che oggi invece dimentichiamo persino di sentire, se non quando ci assalgono ansia e angoscia e, allora, il respiro ci manca. .Quanto ci manca quando ci manca, che paura.

Riunificare

Con tanta pratica, si arriva un giorno ad essere respirati, ad accogliere il respiro, interrompendo l’abitudine a prendere aria. Sì, perché noi prendiamo aria invece di aspettare di riceverla, abbiamo paura che non ce ne sia più per noi per l’ inspiro successivo e, questo, significherebbe morire. Del respiro non si può far provvista, non possiamo metterne un pochino in tasca per dopo. Il mio insegnante mi ha insegnato a cercare di riunificare tutta la attività psichica, scendere nel luogo del cuore e posizionarmi tra la fine di un pensiero e l’inizio del successivo: lì può accadere che si raggiunga uno spazio che lui definisce interstellare, uno stato di grazia, finchè non sopraggiunge il pensiero successivo. 

Siamo esseri speciali 

Abbiamo un cervello incredibile. Funziona in modo straordinario e  per certi aspetti ancora in modo molto misterioso. 100 miliardi di neuroni in un organo che pesa poco meno di 1 chilo e mezzo e sta in una mano. 10.000 connessioni possibili per ogni neurone. Siamo esseri speciali e non lo sappiamo ancora.

L'altro

Last but non least: abbiamo  anche tanto bisogno degli altri e di relazioni sane da intessere con gli altri. Siamo animali sociali e in questo preciso momento storico/sociale  ci manca la dimensione dell’altro. Ci manca tanto. Troppo. E la classe di yoga, in presenza, è una grande occasione di scambio, anche nel profondo silenzio di una sala.


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Articolo scritto da L. Dajelli, fondatrice della Rhamni scuola di yoga                                                                                                                                                                                                                    

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